Dissertare/Disertare, due vocaboli, un “testo-manifesto”, un progetto, un’operazione di networking, una mostra e insieme l’esperienza e lo sguardo sul panorama artistico-culturale in Italia.
Come questi aspetti si sono connessi insieme? Come ognuno di questi si è sviluppato sequenzialmente? Come è possibile che da tutto questo sia emersa un’identità?
E ancora, come distribuire in una narrazione fluida questi aspetti e far sì che rimanga sotteso il filo rosso, il filo d’Arianna?
Forse attraverso un’immagine che le comprenda tutte: una rete, un arcipelago, un filo sottile, ma anche il gioco del paroliere, un dialogo a più voci, un’eco, oppure un labirinto di parole che potremmo ricucire insieme per risalire ai soggetti che le hanno pronunciate mantenendo la pluralità al loro interno.
Il 7 Luglio 2006, più di cinquanta artisti e ventidue soggetti tra curatori e associazioni culturali hanno riempito le sale del Castello Colonna di Genazzano, chiudendo le fasi di un progetto durato i due anni precedenti.
Dissertare/Disertare è stato il dispositivo per discutere, scardinare dei cliché, criticare stereotipi legati alla figura della donna. “Dissertare” come discutere, confrontarsi, fare networking, essere mobili e mettersi in gioco, “disertare” da posizioni statiche, da etichette coercitive.
Disertare dal giudizio comune del “fare alternativo”, che sceglie spazi altri per mostrarsi ad un circuito ancor più ristretto. E dissertare quindi con le istituzioni per proporre nuove forme di “azione culturale”.
La metodologia da noi scelta per la realizzazione del progetto si è fatta strumento ma anche contenuto della ricerca.
Siamo partite dalla parola e dalla scrittura per tessere una rete fatta da soggetti culturali (associazioni e curatori) con i quali attivare un confronto.
Attraverso la divulgazione di un “testo-manifesto” abbiamo chiesto loro un contributo in termini progettuali che fungesse da risposta all’invito iniziale.
La nostra intenzione non era comporre una mostra di donne ma discutere e monitorare l’attualità della produzione artistica in Italia, scegliendone un suo aspetto. Di questo aspetto, che anche nella storia dell’arte porta con se dei pregiudizi causati da radicalità passate, spesso inserito in caselle culturali fatte di ideologie, di politiche che lo hanno privato di un libero sviluppo, abbiamo cercato di presentare un risultato derivato da risposte diverse, neutre, spontanee e non volutamente “femminili”.
Questa necessità di accogliere e valutare le risposte richieste a chi caratterizza culturalmente i molti territori italiani ha permesso uno sguardo altro ed oggettivo nei confronti dell’arte attuale.